“Chi non lavora neppure mangi” (2Ts 3,10)

Avviso ai lettori: questo articolo forse vi darà fastidio e, se così sarà, posso solo esserne contento. Ai tempi di Gesù, gli stessi di San Paolo che in questo caso è diventato titolista, i poveri erano una categoria ben definita: orfani, vedove, ciechi, zoppi, lebbrosi, sordi. Le condizioni fisiche e sociali di queste persone rendevano impossibile qualsiasi tipo di lavoro. Essi appartenevano alla categoria dei “chi non può lavorare”. A loro Gesù rivolgeva il suo amore e la sua disponibilità. Oggi la situazione è cambiata: queste persone sono giustamente oggetto di aiuto da parte della società intera, laica e religiosa. Povertà eliminata? No, anzi. Oggi, assieme a chi ha veramente bisogno, sono apparse persone che, nonostante non abbiano problemi o menomazioni, preferiscono essere creduti poveri. Queste persone appartengono a pieno diritto alla categoria dei “chi non vuol lavorare” e questo articolo è per loro, con il beneplacito di San Paolo. Mi riferisco in specie a quel signore (ma ce ne sono altri), che ogni domenica mattina staziona alla porta della nostra chiesa: giovane, prestante, in salute, veste bene con un bel cellulare. È in Italia da almeno 4 anni, vive in una casa del Comune, ma non paga l’affitto e nemmeno le bollette, pagate da un ente benefico. Noi tutti quindi stiamo mantenendo la pigrizia di una persona. Questo non è accettabile, questa non è carità! Altre famiglie di immigrati si sono ben integrate lavorando, perche’ lui no? Più lo guardo e più mi convinco che egli abbia fatto una scelta: vivere sulle spalle degli altri, pretendere diritti, ma non doveri. Per cui mi sento offeso, perché io fatico per portare a casa il giusto salario. Dato che costui non posso rivolgermi perché vuole ascoltare, mi rivolgo quanti ancora lo finanziano. Perché lo fate? Siate sinceri: lo fate per lui o lo fate per voi, per sentirvi a posto con la coscienza? Dovremmo invece andare da lui e dirgli: “amico, stai sbagliando, tu puoi lavorare, hai il dovere di farlo e se vuoi ti possiamo aiutare”. Questa è vera carità, questo è un gesto molto evangelico. Che cristiani siamo? Se vogliamo fare la vera carità rivolgiamoci al Parroco che ben conosce le situazioni di vera povertà. 

Federico Bognolo